L’impossibilità di essere tutto
Vita da Nomade #7 / Una città piena di stimoli è solo un'illusione
Ciao,
questo è il primo numero che scrivo dopo aver terminato il mio lungo viaggio in Sud America. Nasconde una nuova sfida: quella di riuscire a fare introspezione al di fuori del viaggio inteso come spostamento. Non troverete scritto che mi manca viaggiare, piuttosto ho provato a esprimere le sensazioni del ritrovarsi, più o meno volutamente, a vivere in una grande città come Buenos Aires.
Per i nuovi iscritti, mi chiamo Vincenzo Rizza e da tre anni vivo come nomade. Ogni mese racconto le conseguenze della scelta di "mollare tutto", andando oltre le classiche storie dei nomadi digitali che lavorano con un mojito in mano su spiagge paradisiache.
Basta introduzioni e buona lettura.
Incroci
direzioni · possibilità
Iscriversi in palestra, partecipare a eventi per digital nomads, contattare associazioni locali - ma poi mi vergogno - Imparare a fare le lasagne, leggere newsletter, commentare su LinkedIn - che noia - trovare vintage store, comprare spazzolino nuovo.
“Milonga stasera, ingresso gratuito” - c’è freddo, sono stanco - Serata cover band dei The Smiths, evento yoga, contattare co-working, meditare, finire il libro - o iniziarne uno nuovo? - iniziare l'ultima stagione di Better Call Saul - o meglio una serie in spagnolo?.
Fare foto di Buenos Aires per blog. Vedere mostra fotografica alla Fundación Larivière. Partecipare ciclo di visite tematiche su impressionismo - ma mi interessa davvero? - Prenotare partita del Boca. Iscriversi all'evento Mundo Lingo - per fare le solite conversazioni?.
Due pinte a quattromila pesos, martedì cinema a metà prezzo. Comprare una sciarpa. Cercare un giubbotto pesante al mercatino dell’usato - mi serve davvero? - Prenotare Airbnb. Contattare tatuatori - forse dovrei risparmiare?.
Pubblicare un articolo sulle spese in Sud America - ma chi lo legge? - Scrivere la newsletter - sono in ritardo. - Andare al Jardín Japonés - Sto vivendo davvero questa città? - Contattare la community di Couchsurfing - Devo incontrare più gente. Comprare souvenir - Vorrei o dovrei? Quante cose potrei? - Visitare il mercato di San Telmo - Non sarà meglio fermarsi? - Provare guiso de lentejas - Basta, ti prego, fermati - Bike tour alla Reserva Ecológica - che poi te ne penti - Comprare il volo di ritorno - sono confuso - Spettacolo teatrale al Teatro Colón - spingi, fai, vai - Evento dell'Orchestra Sinfonica - ti prego basta - Andare al circo - basta, per favore, basta - Andare… fare… scrivere… - Basta, basta. BASTA.
… Ma poi ricomincia.
Sapevo che terminare un lungo viaggio volando verso una grande città come Buenos Aires non era la mossa più azzeccata, ma in fondo, da Ushuaia non avrei potuto fare altrimenti. Dopo un anno passato seguendo un unico semplice obiettivo, ovvero andare verso sud, ritrovarsi in una grande città oggi si rivela una sfida sfiancante.
Le giornate che passano veloci, cadere rapidamente nella routine, aver bisogno di tempo per spostarsi, per scoprire, per andare in profondità. Le grandi città sono l’habit più distante da ciò che un viaggiatore potrebbe desiderare.
Sono un bombardamento continuo di input: luci, suoni, persone, eventi. Ogni angolo sembra suggerire una nuova possibilità, un nuovo percorso da intraprendere, come se tutte le strade fossero percorribili contemporaneamente. Questa sovrabbondanza di stimoli crea l'illusione di poter avere tutto e subito, di poter diventare qualsiasi cosa. Ma è un inganno.
Viviamo nell’era del multitasking, dove raramente facciamo una cosa per volta. Di conseguenza, l'illusione di poter percorrere più strade contemporaneamente si ripercuote nelle nostre vite, agli incroci di ogni possibilità. E se in fondo il multitasking sembra funzionare, è solo perché in realtà rinunciamo a un po' di presente. Questo è il prezzo da pagare per le nostre azioni in parallelo. Io cucino sempre con un podcast nelle orecchie, rinunciando un po' al cucinare. Purtroppo o per fortuna, agli incroci della vita questo paradosso diventa più evidente.
Ho scelto di essere un nomade per avere la libertà di cambiare direzione, eppure ho capito che questa libertà ha un limite.
Essere un nomade regala la leggerezza di potersi perdere, ma non implica la possibilità di percorrere più strade contemporaneamente.
In fondo, non importa quante possibilità abbia un incrocio, alla fine bisognerà sempre scegliere una sola direzione.
Ma come si fa a convivere con questa dura realtà?
Lungi da me dare risposte, ma ho come l’impressione serva un esercizio di riduzione. Mi pare che uno dei più grandi traguardi di una vita “piena” sia riuscire ad accettare di non poter essere tutto.
Già solo dire “piena” e invece bisogna svuotare. Che gran paradosso.
A volte penso che non potrò mai più essere un ventenne in Australia, un giocatore di basket o un chitarrista adolescente in uno scantinato. E di solito subito dopo inizio a intravedere possibilità remote: essere rimasto in Sicilia, aver continuato quella relazione, aver scelto altri amici. Più sono remote le possibilità, più mi sento sollevato dal peso delle scelte quotidiane. Intravedere tutto ciò che non sarò mai, mi tranquillizza, mi riporta alla realtà.
Torno all’ultimo momento in cui mi sono sentito presente, la scalata al Ghiacciaio Martial qualche giorno prima di partire da Ushuaia. La neve alta copriva le mie vecchie scarpe bucate, e a ogni passo i miei calzini si facevano sempre più zuppi. Ricordo che in quel momento non c'era altro da fare che concentrarsi sul cammino, passo dopo passo. Nonostante le mille vie possibili per la cima, non mi facevo confondere: un passo dopo l’altro seguendo il mio intuito, a volte verso le tracce altrui, altre volte indagando nuove direzioni, eppure sempre concentrato sul prossimo passo.
Così, provo a fidarmi dei miei ricordi, prendo un gran respiro, torno alla città e provo a non cadere nell’inganno.
… Ma poi ricomincia.
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A Norita
storia · resistenza
“Uscì una fredda mattina e non tornò mai più. Lo sequestrarono alla stazione dei treni, mentre andava al lavoro”.
Il mese successivo alla scomparsa di suo figlio, Nora Cortiñas si unì a un piccolo gruppo di madri che avevano iniziato a riunirsi per chiedere informazioni sui loro figli scomparsi. Le donne, disperate per ottenere risposte e senza sapere a chi rivolgersi, iniziarono a camminare in cerchio mostrando foto dei desaparecidos. Era il 1976 e il colpo militare in Argentina avrebbe portato alla sparizione di 30.000 oppositori.
Lo scorso 30 maggio, Nora Cortiñas ci ha lasciati all’età di 94 anni. Tuttavia, è ancora viva nei microfoni della processione in Plaza de Mayo, dove le veglie continuano settimanalmente fino ad oggi. Ho ascoltato Elia Espen, storica attivista 92enne, ricordare commossa la sua compagna, annunciando che non le avrebbe mai permesso di andarsene via, perché sempre l’avrebbe ricordata. Alla fine del suo discorso, le ha cantato "Como la cigarra”, un inno alla resistenza che fa più o meno così:
Così tante volte mi uccisero,
così tante volte io morii,
tuttavia sono qui
resuscitando.
Grazie alla sfortuna
ed alla mano con il pugnale,
perché mi uccise così male,
e continuai a cantare.
Cantando al sole,
come la cicala,
dopo un anno sotto la terra,
come il sopravvissuto che torna dalla guerra.
Vivere a Buenos Aires
dove sono · argentina
Il mese scorso, il mio viaggio mi ha portato da Ushuaia a Buenos Aires, dove ho trascorso praticamente tutto il mese. All'arrivo a Buenos Aires, ho passato i primi giorni alternando un ostello nel quartiere di Palermo con uno nel quartiere storico di San Telmo. Alla fine, ho optato per affittare una stanza singola su Airbnb a San Telmo perché ero davvero esausto di dormire nei dormitori degli ostelli.
Buenos Aires mi è sembrata la capitale più bella che abbia visitato finora in Sud America. La città è incredibilmente stimolante, con una vivace offerta di attività, eventi, festival, concerti, ristoranti e caffè. Tuttavia, dopo un anno di viaggio continuo, avevo bisogno di un po' di tranquillità e mi sono concentrato prevalentemente sulla ricerca di nuovi progetti di lavoro.
Tra le cose che ho scoperto c’è un'iniziativa del Museo Nacional de Bellas Artes che, oltre ad essere gratuito, offre ben tre visite guidate tematiche al giorno. Alcune di queste visite fanno parte di cicli mensili su un argomento specifico, trasformandosi in vere e proprie lezioni di storia dell'arte di fronte a una delle collezioni più importanti del paese. Ho già partecipato a un paio di queste visite e le ho trovate estremamente arricchenti.
Condivido poi una nota dolente: essere un freelance e abbandonare tutti i propri clienti per dedicarsi a viaggi oltreoceano non è la scelta di business più indicata, eppure è quella che ho scelto. Sto scoprendo però che molti nuovi potenziali clienti sono intimoriti quando racconto di aver viaggiato in Sud America, perché ai loro occhi stona con la classica idea del professionista attento e responsabile. Rimango combattuto tra lo smettere di condividere con la mia sfera professionale la mia vita privata e il farne invece una battaglia culturale. Alla fine, comunque, tornerò presto in Europa per avere più chances.
Se vuoi seguire i miei spostamenti in tempo reale seguimi su Instagram. Se invece sei in cerca di collaborazioni con un designer sentiamoci su Linkedin.
Contabilità
finanza • trasparenza
Il mese di Maggio è stato particolare, in quanto oltre a sostenere le spese del volo interno Ushuaia - Buenos Aires, ho dovuto pensare a risparmiare in previsione del volo di ritorno in Europa. Alla fine, la spesa totale del mese di Maggio è stata di €930.67.
Andando nel dettaglio:
Una stanza singola su Airbnb in bassa stagione costa circa 13€ a notte. Si trovano opzioni a questo prezzo più o meno in tutti i quartieri centrali.
L’inflazione in Argentina è ormai vicina al 300%, il più alto tasso del mondo. Questo ha ripercussioni evidenti nelle spese mensili al supermercato, in quanto i prodotti variano di prezzo da settimana in settimana e seguono standard diversi a seconda dei diversi supermercati. In pratica, riuscire a risparmiare è difficile.
Ho speso circa 100€ di volo verso Buenos Aires poiché il servizio con cui avevo precedentemente acquistato il volo ha avuto problemi e quindi mi sono trovato senza biglietto e bloccato a Ushuaia. Ho poi trovato in ostello un ragazzo con un biglietto da vendere e ho quindi acquistato da lui un biglietto. Una volta arrivato a Buenos Aires, mi sono spostato principalmente utilizzando la rete di trasporti pubblici, che è molto economica.
Non ho frequentato ristoranti, ma ho lavorato in caffè bar. Un caffè americano costa dai €2 ai 2.5€.
Per quanto riguarda gli svaghi, la spesa principale in questa categoria è stata il tour del canale di Beagle a Ushuaia, che è costato 35€. A Buenos Aires invece sono andato alcune volte al cinema, dove alcuni cinema hanno biglietti a 2€. Grandioso! I musei sono gratuiti o al massimo hanno un costo di 5€.
Come sempre, puoi andare nel dettaglio delle spese nell’articolo dedicato sul mio blog.
☞ Leggi il report di Maggio
Diamoci del tu
Ho impiegato varie mattinate e molti caffè per scrivere questo numero, mentre il ritmo della città rubava la mia attenzione e la mia to-do list delle cose da fare a Buenos Aires si riempiva sempre di più. Ma sono contento di avere questo spazio dove posso fermarmi a pensare e capire un po’ meglio i miei pensieri.
Questa newsletter non punta a grandi numeri, ma a interazioni reali. Se vuoi, ti invito a mettere un semplice cuore ❤️ o a prenderti due minuti per scrivere un commento 💬. Se è il primo numero che leggi, presentiamoci qui sotto. Sarebbe bellissimo.
Grazie mille e al prossimo mese!
Credo sia un tema della nostra generazione quella di mischiare vita privata e lavoro. Siamo quelli degli asili nido e delle palestre in ufficio. Invidio il distacco che invece hanno le nuove generazioni, a ogni modo penso che se quei clienti non si fidano del tuo stile di vita sia comunque una collaborazione destinata a finire prima o poi perché le divergenze si rifletteranno anche sul lavoro.
L’ultima stagione di better call Saul merita 🙌🏻
Ti capisco perché ho vissuto le tue stesse sensazioni. Tra l'altro io ho sempre viaggiato lavorando, quindi il lavoro ti riempie un po' quel senso di dover fare. Che magari è un senso di colpa atavico verso i genitori, che sono stati i primi a cui dimostravi di fare. Almeno io la vedo così. Anche io mi sentivo che dovevo sempre fare qualcosa e se non lavoravo, dovevo fare un'escursione, mentre invece avrei dovuto distendermi a bordo piscina a leggere, ogni tanto. Cosa che poi ho cominciato a fare, togliendo, togliendo, togliendo. Secondo me, non è tanto la grande città, io ho finito il mio viaggio a Quindio in Colombia (perché l'ho fatto al contrario) e provavo le stesse sensazioni. Oddio ho talmente tanto cose da dire che devo scriverci una newsletter ahahahahah