Ciao Vince, lavoro con WeRoad e pur avendo tante opportunità di viaggiare e scoprire il mondo, rimango affascinato del tuo modo di descriverlo e della voglia di condividere la tua vita. Tanta roba. Grazie 🙃
Avere interazioni "reali", come questa, che vanno oltre il semplice like è per me incredibile. Qui su Substack c'è per fortuna la possibilità di sedersi, leggere e scrivere con calma. L'esercizio di condivisione è esso stesso un modo per capire meglio cosa si cela dietro il viaggio. Grazie a te, quindi :)
Congratulazioni, è molto complesso descrivere le emozioni che si provano davanti alla "fine" di questo percorso. Io ho pianto tantissimo, mi trovavo in Colombia e forse avrei dovuto fare il viaggio al contrario e terminare anche io con lo stupore della Patagonia, perché dopo niente è stato bello come El Chaltén e varie. Sono molto curiosa di sapere che cosa succederà ora, perché io ne sono uscita completamente cambiata, o meglio tornata me stessa, in bocca al lupo!
Boys don't cry cantava Robert Smith... ma un leggero piantino l'ho fatto anch'io. Adesso vedremo, inizierò a riprendere progetti di lavoro, ho voglia di fermarmi un po'. Da capire però dove.
Condivido la prospettiva: più che cambiare, è la sensazione di trovarsi e riconoscere se stessi :)
Ciao, appena iscritta, recupererò pian piano il resto dei tuoi post :) Interessantissime riflessioni, davvero. Io ho sempre vissuto male la fine di qualcosa (un’esperienza, un viaggio, non necessariamente lungo come il tuo) per via dell’idea che il finale debba in qualche modo portare a una degna conclusione, una rivelazione, un ultimo fuoco d’artificio. Ma ultimamente sto facendo pace con l’idea di fine (che non è una fine) ‘anticlimatic’, come quella di Boyhood appunto. Non so se riesco a far passare cosa intendo dire - del resto sono qui solo in qualità di lettrice. In ogni caso grazie per questo pezzo e a presto!
Questo è l'episodio più bello che hai scritto fino ad ora e son sicuro che sia solo l'inizio. Mi colpisce perchè vivo la stessa maledizione di cui parli: tentare senza sosta, ma inutilmente di scrivere una trama decente per la mia vita. Come se gli insegnamenti di Robert McKee che ho letto in "Story" valessero anche per il life design (aaaah altro termine pericoloso).
Ma il traguardo che hai raggiunto oggi, "essere esattamente dove devi essere", è qualcosa di prezioso e che richiede coraggio per arrivarci.
Spero un giorno di avere lo stesso coraggio per poterci arrivare anche io.
Una cosa che mi ricordo è di aver sentito questa sensazione, di essere esattamente dove dovevo essere, per la prima volta durante il mio primo viaggio zaino in spalla. Avevo preso il treno da Siracusa ed ero sceso a Messina, avevo trovato una spiaggia dove passare la notte e la mattina seguente ero salito in cima fino al castello di Milazzo da dove si vedeva il mare della città. Lassù, per un attimo, smisi di pensare a grandi viaggi intorno al mondo, di diventare un vlogger, di scrivere un libro. La cosa che più mi aveva colpito era che quello che stavo cercando era lì dietro, dietro casa, a un passo.
Chissà se esiste una specie di "paradosso degli ambiziosi", come a dire: pensare in grande diventa forse una limitazione? Mi sa che può essere argomento di un prossimo numero.
Un abbraccio e non vedo l'ora di parlarne sorseggiando una birra ❤️
Quando ho visto la notifica che avevi scritto ho fatto la ola :)
Proprio in uno dei numeri di Catrame che ci ha fatto conoscere, quello su Bangkok, dicevo che per me, la vita, di lineare non ha niente 😅 se dovessi immaginarla in versione grafica, forse sarebbe una serie di cerchi, di diverse dimensioni e colori, che si intersecano o toccano l'uno con l'altro, come delle bolle di sapone, forse :)
Come sempre è un piacere leggerti, mi piace il tuo modo di partire dal viaggio e di arrivare molto più nel profondo di una "normale" newsletter di viaggi. È per quello che ti sento cugino ❤️
Io sono tornata alla base quattro giorni fa.
La domanda che mi sorge spontanea leggendoti è: e ora? Dove si va? Ma soprattutto, dove sceglierai di esercitare lo stare? (Se lo farai?)
Ciao Paola, grazie davvero tanto per il supporto, è incredibile sentire che c'è qualcuno a cui arrivano le sensazioni che provo, per me è sempre un miracolo riuscire ad esprimermi. Eh sì, ricordo quel numero :)
Come eserciterò lo stare è una domanda che mi colpisce dritto per dritto, una buona domanda insomma. Adesso credo che proverò una permanenza di media durata a Buenos Aires, nonostante non sia abituato alle grandi città. Se trovo un volo economico per il Centro America o per il Messico, però, potrei essere tentato. Sento il bisogno di un nuovo ritmo, di un posto dove stare, ma è così difficile investire in un luogo dopo aver speso così tanto tempo senza porsi questo problema. Vedremo :)
Prima volta che leggo un post sull’app di Substack (sottolineo: scaricata per leggere il tuo post). Al punto “È così liberatorio emanciparsi dalla rappresentazione della nostra vita come una storia lineare, in modo da poter fare e disfare senza sentire la pressione di buchi narrativi.” ho cercato una via per evidenziarlo come se fossi sul Kindle. Bellissime riflessioni Vinz, è bello in generale emancipare la propria vita da un’ideale di coerenza, che sia logica o cronologica. Ci sentiamo/vediamo presto, bye
Contatto subito Substack per avere una fee, qualcosa :D
Grazie mille del commento Fede e di supportare questo piccolo progetto. Per me è sempre un miracolo, una volta al mese, riuscire a fare un riassunto degli infiniti dubbi e tirarne fuori un discorso che valga la pena essere condiviso. Sapere di averne addirittura un pezzo sottolineato va oltre ogni mia legittima aspettativa, e mi incoraggia a proseguire. Grazie davvero, quindi.
In uno dei primi numeri avevo condiviso la puntata 11 di BRODO, il podcast dei The Pills, in cui parlano proprio di incoerenza. Se non l'hai vista, te la consiglio!
Leggo con piacere la tua newsletter. Trovo affascinante che tu riesca a proseguire con perseveranza in questo viaggio. Mi è scappato un sorriso quando hai raccontato della Bolivia, paese che ho avuto modo di visitare un anno fa. Se mai ti capitasse di passare per Roma, avresti qualcuno pronto ad ospitarti.
Ciao Alessia, grazie mille per esserti iscritta e per supportare questo viaggio. Per me la parte di comprensione, condivisione e indagine interiore è importante tanto quanto quella fisica, legata al movimento e alla scoperta dei luoghi. Avere persone che leggono e supportano il progetto mi dà una spinta a proseguire.
E grazie per l'ospitalità! Se mi trovo da quelle parti ti scrivo :)
Che meraviglia, ti ammiro tantissimo!! 😍😍😍
Ciao Rocío, grazie mille:)
Ciao Vince, lavoro con WeRoad e pur avendo tante opportunità di viaggiare e scoprire il mondo, rimango affascinato del tuo modo di descriverlo e della voglia di condividere la tua vita. Tanta roba. Grazie 🙃
Avere interazioni "reali", come questa, che vanno oltre il semplice like è per me incredibile. Qui su Substack c'è per fortuna la possibilità di sedersi, leggere e scrivere con calma. L'esercizio di condivisione è esso stesso un modo per capire meglio cosa si cela dietro il viaggio. Grazie a te, quindi :)
Congratulazioni, è molto complesso descrivere le emozioni che si provano davanti alla "fine" di questo percorso. Io ho pianto tantissimo, mi trovavo in Colombia e forse avrei dovuto fare il viaggio al contrario e terminare anche io con lo stupore della Patagonia, perché dopo niente è stato bello come El Chaltén e varie. Sono molto curiosa di sapere che cosa succederà ora, perché io ne sono uscita completamente cambiata, o meglio tornata me stessa, in bocca al lupo!
Boys don't cry cantava Robert Smith... ma un leggero piantino l'ho fatto anch'io. Adesso vedremo, inizierò a riprendere progetti di lavoro, ho voglia di fermarmi un po'. Da capire però dove.
Condivido la prospettiva: più che cambiare, è la sensazione di trovarsi e riconoscere se stessi :)
Ciao, appena iscritta, recupererò pian piano il resto dei tuoi post :) Interessantissime riflessioni, davvero. Io ho sempre vissuto male la fine di qualcosa (un’esperienza, un viaggio, non necessariamente lungo come il tuo) per via dell’idea che il finale debba in qualche modo portare a una degna conclusione, una rivelazione, un ultimo fuoco d’artificio. Ma ultimamente sto facendo pace con l’idea di fine (che non è una fine) ‘anticlimatic’, come quella di Boyhood appunto. Non so se riesco a far passare cosa intendo dire - del resto sono qui solo in qualità di lettrice. In ogni caso grazie per questo pezzo e a presto!
Ciao Benny, sì è molto difficile e prenderne coscienza aiuta ma non risolve certo la difficoltà. Grazie per esserti iscritta :)
Questo è l'episodio più bello che hai scritto fino ad ora e son sicuro che sia solo l'inizio. Mi colpisce perchè vivo la stessa maledizione di cui parli: tentare senza sosta, ma inutilmente di scrivere una trama decente per la mia vita. Come se gli insegnamenti di Robert McKee che ho letto in "Story" valessero anche per il life design (aaaah altro termine pericoloso).
Ma il traguardo che hai raggiunto oggi, "essere esattamente dove devi essere", è qualcosa di prezioso e che richiede coraggio per arrivarci.
Spero un giorno di avere lo stesso coraggio per poterci arrivare anche io.
Un forte abbraccio amico mio!
Una cosa che mi ricordo è di aver sentito questa sensazione, di essere esattamente dove dovevo essere, per la prima volta durante il mio primo viaggio zaino in spalla. Avevo preso il treno da Siracusa ed ero sceso a Messina, avevo trovato una spiaggia dove passare la notte e la mattina seguente ero salito in cima fino al castello di Milazzo da dove si vedeva il mare della città. Lassù, per un attimo, smisi di pensare a grandi viaggi intorno al mondo, di diventare un vlogger, di scrivere un libro. La cosa che più mi aveva colpito era che quello che stavo cercando era lì dietro, dietro casa, a un passo.
Chissà se esiste una specie di "paradosso degli ambiziosi", come a dire: pensare in grande diventa forse una limitazione? Mi sa che può essere argomento di un prossimo numero.
Un abbraccio e non vedo l'ora di parlarne sorseggiando una birra ❤️
Quando ho visto la notifica che avevi scritto ho fatto la ola :)
Proprio in uno dei numeri di Catrame che ci ha fatto conoscere, quello su Bangkok, dicevo che per me, la vita, di lineare non ha niente 😅 se dovessi immaginarla in versione grafica, forse sarebbe una serie di cerchi, di diverse dimensioni e colori, che si intersecano o toccano l'uno con l'altro, come delle bolle di sapone, forse :)
Come sempre è un piacere leggerti, mi piace il tuo modo di partire dal viaggio e di arrivare molto più nel profondo di una "normale" newsletter di viaggi. È per quello che ti sento cugino ❤️
Io sono tornata alla base quattro giorni fa.
La domanda che mi sorge spontanea leggendoti è: e ora? Dove si va? Ma soprattutto, dove sceglierai di esercitare lo stare? (Se lo farai?)
Forza te!
Ciao Paola, grazie davvero tanto per il supporto, è incredibile sentire che c'è qualcuno a cui arrivano le sensazioni che provo, per me è sempre un miracolo riuscire ad esprimermi. Eh sì, ricordo quel numero :)
Come eserciterò lo stare è una domanda che mi colpisce dritto per dritto, una buona domanda insomma. Adesso credo che proverò una permanenza di media durata a Buenos Aires, nonostante non sia abituato alle grandi città. Se trovo un volo economico per il Centro America o per il Messico, però, potrei essere tentato. Sento il bisogno di un nuovo ritmo, di un posto dove stare, ma è così difficile investire in un luogo dopo aver speso così tanto tempo senza porsi questo problema. Vedremo :)
Prima volta che leggo un post sull’app di Substack (sottolineo: scaricata per leggere il tuo post). Al punto “È così liberatorio emanciparsi dalla rappresentazione della nostra vita come una storia lineare, in modo da poter fare e disfare senza sentire la pressione di buchi narrativi.” ho cercato una via per evidenziarlo come se fossi sul Kindle. Bellissime riflessioni Vinz, è bello in generale emancipare la propria vita da un’ideale di coerenza, che sia logica o cronologica. Ci sentiamo/vediamo presto, bye
Contatto subito Substack per avere una fee, qualcosa :D
Grazie mille del commento Fede e di supportare questo piccolo progetto. Per me è sempre un miracolo, una volta al mese, riuscire a fare un riassunto degli infiniti dubbi e tirarne fuori un discorso che valga la pena essere condiviso. Sapere di averne addirittura un pezzo sottolineato va oltre ogni mia legittima aspettativa, e mi incoraggia a proseguire. Grazie davvero, quindi.
In uno dei primi numeri avevo condiviso la puntata 11 di BRODO, il podcast dei The Pills, in cui parlano proprio di incoerenza. Se non l'hai vista, te la consiglio!
Leggo con piacere la tua newsletter. Trovo affascinante che tu riesca a proseguire con perseveranza in questo viaggio. Mi è scappato un sorriso quando hai raccontato della Bolivia, paese che ho avuto modo di visitare un anno fa. Se mai ti capitasse di passare per Roma, avresti qualcuno pronto ad ospitarti.
Ciao Alessia, grazie mille per esserti iscritta e per supportare questo viaggio. Per me la parte di comprensione, condivisione e indagine interiore è importante tanto quanto quella fisica, legata al movimento e alla scoperta dei luoghi. Avere persone che leggono e supportano il progetto mi dà una spinta a proseguire.
E grazie per l'ospitalità! Se mi trovo da quelle parti ti scrivo :)