Solo per l’uomo bianco la natura è un luogo selvaggio
Vita da Nomade #2 / Pensieri ad alta quota, incontri di wrestling, provocazioni e un po' di numeri sulle mie entrate da freelance.
Ciao a tutti,
Benvenuti a un nuovo episodio di Vita da Nomade, la newsletter mensile dove condivido il diario della mia vita in viaggio. Sono Vincenzo Rizza, nomade e viaggiatore in giro per il mondo da due anni.
Vita da Nomade è uno spazio in cui esploriamo le conseguenze, le sfide e i dubbi di vivere viaggiando, senza filtri o stereotipi tipici di altri social. Qui trovi riflessioni personali, storie di viaggio, dettagli finanziari o consigli pratici per vivere viaggiando e lavorare da remoto. Questa newsletter esce ogni mese.
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Iniziamo!
Questo mese
aggiornamenti · posizione · bolivia
Mese: Dicembre 2023
Paesi: Perù, Bolivia
Km percorsi: 2.001km
Città: Pisac → Copacabana → La Paz → Santa Cruz → Samaipata → Sucre.
Bus notturni: 3
Nel mese di Dicembre ho lasciato il Perù in direzione della Bolivia, viaggiando da Pisac a Copacabana, sul versante est del Lago Titikaka. Da lì, dopo qualche giorno di esplorazione, mi sono spostato a La Paz, dove mi sono preparato per la scalata del Monte Huayna Potosí, a 6,088m. Ho passato il periodo natalizio nella piccola città di Samaipata. Oggi vi scrivo dalla più moderna e turistica Sucre.
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Oltre i 6000 metri
possibilità • montagna
Qualche settimana fa, ho (quasi) vissuto una delle albe più incredibili della mia vita sulla cima di una montagna, a un'altitudine mai raggiunta prima. Tuttavia, mentre l'alba faceva capolino da sopra le nuvole, io mi sentivo avvilito dal fatto di non riuscire a provare la benché minima emozione. Trovarsi a 6088 metri di altezza, sulla vetta del monte Huayna Potosí, dopo aver compiuto l'impresa fisica più estenuante della mia vita, mi ha fatto sentire semplicemente un intruso.
Il monte Huayna Potosí è la montagna più popolare da scalare in Bolivia ed è considerata una delle più semplici scalate oltre i 6000 metri. Semplice, ovviamente, per modo di dire. La scalata dura in media tre giorni, di cui il primo dedicato alla pratica sul ghiacciaio, il secondo alla salita al campo base e il terzo alla salita alla vetta. La partenza per la vetta avviene di notte, per evitare il pericolo di valanghe e di ghiaccio instabile. La percentuale di successo dipende da molti fattori, ma si dice che circa la metà dei turisti che tentano la scalata fallisca l'impresa.
Ci si aspetta quindi una grande ricompensa e invece… dopo sei ore e mezza di cammino nel buio attraverso i ghiacciai, persino il senso di commozione non riusciva a fuoriuscire in alcun modo se non come un vago retrogusto del paesaggio circostante.
Per la prima volta sono riuscito a dedurre una sensazione di incertezza che avevo già provato mentre attraversavo alcuni paesaggi mozzafiato della Cordigliera delle Ande o mentre percorrevo alcuni antichi cammini dei popoli inca. Un lampante senso vuoto e di inadeguatezza.
Mentre mi accasciavo per terra cercando di usare il mio zaino come tappeto contro il freddo della neve, ricordo di aver pensato alle parole dell'alpinista britannico George Mallory, a cui nel 1923 venne chiesto come mai volesse così tanto scalare l'Everest. Lui rispose semplicemente: “Perché è lì”; e quelle parole divennero l'iconica rappresentazione della curiosità dell'uomo e della semplicità, inevitabile e disarmante, con cui l'umanità aveva da sempre approcciato le sue sfide. Eppure, per la prima volta, quella curiosità così nobile che da sempre avevo ammirato, risultava fittizia.
Mi accorgevo, mentre con tutto il mio cuore sognavo il momento di togliermi quei dannati ramponi dai piedi, di aver banalmente agito per il gusto di conquistare, e proprio in cima mi rendevo conto che non c'era proprio niente da conquistare. Una montagna non si fa conquistare.
Con tutta la buona volontà, non riuscivo a vedermi diverso dai colonizzatori europei. Mi sentivo solo un discendente più educato e meno violento, eppure in fondo pur sempre un conquistatore.
Mentre scendevo dalla montagna, in preda ad una bufera che mi costringeva a ripararmi il viso con un braccio, ho iniziato a pormi certe domande: che bisogno c'era di salire fin lì? E cosa pensava la montagna di me e del mio abbigliamento tecnico che mi permette la scalata senza alcuna esperienza pregressa? Cosa succede quando cerco di comprendere la mia guida che fa una preghiera lanciando nel vento tre foglie di coca, se non forse solleticare il mio ego coprendolo di curiosità e fascinazione?
«Solo per l’uomo bianco la natura è un luogo selvaggio» – Luther Orso in Piedi
Quei pensieri annebbiati hanno poi lasciato il posto a pensieri più pragmatici mentre tornavo al campo base e pianificavo qualche giorno di relax, eppure su quella cima innevata qualcosa era successo. Se l'atto del provare rimane sacro e nobile, allo stesso tempo il solo verificarsi di una possibilità non rappresenta l'obbligo di coglierla, neppure se si cerca di essere un viaggiatore aperto e curioso.
Rivalutando il mio rapporto con le possibilità, do un nuovo senso alle ricompense.
Mettendo da parte profondi tentativi di comprendere la natura, metto a tacere la mia fame di conquista e preferisco vivere le gite nella natura godendomi semplicemente il pranzo al sacco di fronte a un lago piuttosto che spingermi oltre i seimila metri senza comprendere il senso della scalata.
☞ Esplora virtualmente la cima di Huayna Potosí
A colpi di suplex
bolivia • wresling • femminismo
A La Paz, in Bolivia, è possibile assistere a degli incontri di wrestling tra cholitas, ovvero le donne andine di etnia Aymara. Nonostante il connotato turistico e l’atmosfera grottesca e ridicola dello show, la storia di questa manifestazione settimanale ha radici dal valore sociale importante e inaspettato.
La storia delle cholitas è una storia di discriminazione e resistenza, ma anche di orgoglio e emancipazione. Le cholitas sono le donne indigene di etnia Aymara, che vivono tra il nord della Bolivia e il sud del Perù. Il termine cholita deriva da chola, un appellativo dispregiativo usato dai colonizzatori spagnoli per indicare le donne meticce. Dopo secoli di oppressione e razzismo, le cholitas hanno iniziato a ribellarsi alle ingiustizie e a rivendicare i loro diritti, conquistando spazi di rappresentanza all’interno del paese e ottenendo risultati sportivi importanti.
Oggi, indossano con orgoglio gli abiti tradizionali, come la pollera, la gonna ampia e colorata, il cappello a bombetta e la sciarpa, e sono diventate icone nazionali della Bolivia.
Per saperne di più consiglio l’approfondimento di Vogue sulle Cholitas Escaladoras, oppure questo articolo in italiano.
Se invece vuoi saperne di più sulla mia personale esperienza, puoi leggere il racconto dell’incontro di wrestling nell’articolo dedicato sul mio blog.
☞ Leggi il racconto della mia esperienza
Sull’incoerenza
cambiamenti • provocazioni
«Cosa ne pensate dei cambiamenti radicali nella vostra vita?» si chiedono i The Pills, in un episodio di BRODO.
«Ho tantissima stima delle persone che tradiscono i propri ideali», risponde Matteo Corradini, uno dei miei filosofi contemporanei di riferimento.
Celebriamo l’importanza della coerenza, elevandola a valore assoluto nella nostra società e disprezzando il suo contrario. Ma non diventa poi troppo difficile sbilanciarsi, rischiare, per paura di tradirsi?
E se iniziassimo invece a cambiare il connotato intrinsecamente negativo della parola “incoerenza”, iniziando a valorizzare i tratti positivi di chi si sveglia una mattina e si accorge che si era sbagliato, che il proprio percorso era invece un altro?
☞ Guarda l'episodio di BRODO 1x11 "Conversione"
Contabilità
finanza • trasparenza
È uscito il report finanziario della mia vita da nomade dell’anno 2023. Ho fatturato €20.176,00 lordi, spendendo €16.049,26. Nonostante il trend delle mie entrate sia (volutamente) in calo, nel 2023 ho lavorato meno di 500 ore, accumulando in soli quattro mesi le risorse necessarie per finanziare otto mesi di viaggio in Sud America. Non male!
Ho speso una media di 1300€ al mese, ma con una grossa differenza tra le €1800 al mese in Portogallo e le €1000 al mese in Sud America. Nel report affronto questa differenza non solo dal punto di vista del costo del paese ma comparando lo stile di vita del digital nomad e quello del viaggiatore zaino in spalla.
Negli ultimi anni ho sempre lavorato, per scelta, con poche aziende per volta, offrendo loro una collaborazione part-time. Quest’anno ho intenzione di cambiare, vorrei trovare almeno un grosso progetto con cui collaborare full-time, con l’obiettivo di riuscire a ottimizzare meglio le ore di lavoro ed approfondire alcune recenti evoluzioni del design digitale.
Prendendo ispirazione dalla newsletter
di Angelo Zinna, ho calcolato le mie emissioni annuali di anidride carbonica. Secondo i due calcolatori utilizzati, ho emesso tra le 4,5 e le 8,4 tonnellate di CO2, ovvero in media quasi tre volte l’impronta individuale massima necessaria per limitare l’aumento della temperatura globale a un massimo 1,5-2°. Per compensare ho acquistato, via Gold Standard, crediti di carbonio equivalenti a sei tonnellate di CO2 non emesse nell'atmosfera. In futuro, mi impegnerò ad approfondire meglio questo argomento in quanto la “vita da nomade” ha conseguenze dirette sul pianeta che non posso non considerare.☞ Report finanziario 2023
Sul futuro di questa newsletter
community • domande
A chi è arrivato fin qui: Vita da Nomade è solo al secondo numero, ma io mi sono accorto di avere molte cose da dire e ho già tralasciato il racconto di molte esperienze di viaggio. Sto pensando alla possibilità di raddoppiare il numero di uscite, ma vorrei il vostro parere.
E inoltre
📷 Angela Ponce è una fotografa italiana con base in Perù che produce reportage a tema sociale con un focus sulle comunità indigene peruviane.
☞ Sfoglia il progetto Guardian of Glaciars, sugli effetti della crisi climatica sulla comunità Phinaya, Perù
🗞️ Andare al Polo Nord è semplice, bastano un paio di voli aerei e un passaggio in elicottero e alla fine si ha pure diritto a una telefonata satellitare.
☞ Un articolo critico sul perché NON andare al Polo Nord
🎬 Wiñaypacha è un film che racconta la vita nelle montagne di due anziani di cultura Aymara, uno dei maggiori popoli indigeni di Bolivia, Perù e Cile.
☞ Guarda il primo film della storia girato interamente in lingua aymara
Noooo, l’hai fatto veramente? Bellissimo il tuo racconto! Devo dire che ci ho pensato, ma è ancora solo un pensiero, del tuo gruppo, quanti non ce l’hanno fatta?
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