Il viaggio senza eroe
Vita da Nomade #6 / Sul ruolo delle narrazioni nella percezione dei nostri viaggi
Ciao,
questo numero è un po’ speciale perché sancisce la fine del mio lungo viaggio di un anno in Sud America. Scriverne un resoconto non è l’obiettivo di questa newsletter, piuttosto approfondire gli snodi più complessi di uno stile di vita poco comune. È un esercizio di indagine che richiede di scavare, mettendosi a nudo. In questo numero ho provato a condividere le sensazioni di percorrere 18.000km via terra per poi trovarsi di fronte a un cartello che dice “Fin del mundo” nella città più a sud del mondo.
Per i nuovi iscritti, mi chiamo Vincenzo Rizza e da tre anni vivo come nomade. Ogni mese racconto le conseguenze della scelta di "mollare tutto", andando oltre le classiche storie dei nomadi digitali che lavorano con un mojito in mano su spiagge paradisiache.
Bando alle ciance e buona lettura.
È come nelle grandi storie, o forse no
storie · narrazioni
Quando sono giunto al cartello "Ushuaia - Fin del mundo" in una fredda notte di fine aprile, sono rimasto qualche minuto in silenzio, confuso e commosso. Attraversare un intero continente via terra, zaino in spalla, non è un'impresa che capita tutti i giorni. Eppure, la parola "impresa" non sembrava quella più adatta per descrivere ciò che avevo vissuto.
Avvolto nel mio giubbotto da sci nel lungomare buio della città, decine e decine di ricordi hanno iniziato a riaffiorare in modo caotico: quella volta in cui pedalavo in salita tra le dune silenziose di Paracas, o quando persi il mio zaino in un bus notturno; il circo in Ecuador o quando comprammo una piccola torta di compleanno a Popayan; le cerimonie sacre nelle montagne del Perù, la scalata sui ghiacciai a 6000 metri, ma anche i menù del dia al mercato locale o una signora che mi regala un biglietto dell'autobus perché non avevo la tessera; e poi quel tizio durante un autostop che faceva lo strozzino, un pizzaiolo che dipingeva donne nude sulle pareti del suo locale, l'incontro di wrestling tra cholitas. Riaffiorò una notte lontana in cui avevo nuotato nel mare dei Caraibi in mezzo al plancton bioluminescente, o un cielo stellato in un mattino gelido al Parque Nacional Eduardo Avaroa. E ancora: un falò a Palomino tra fiumi di alcol, un asado in un ostello a Cafayate, le notti insonni in bus interminabili, Machu Picchu, i poncho nelle bancarelle, il deserto di San Pedro de Atacama, gli alfajores, il Monte Fitz Roy.
Mentre i ricordi riemergevano senza alcuna regola, alternando momenti cruciali a situazioni banali, mi sono accorto che la parola "fine" presupponeva una certa linearità che non rispecchiava le mie sensazioni interiori. Tutti quei ricordi mi apparivano disposti sullo stesso piano come i pezzi di un puzzle paradossale che potevano essere scambiati a piacimento senza generare alcuna figura nitida e definita.
Era stato facile, un anno prima, iniziare il viaggio pieno di sogni e di aspettative ed era così difficile adesso mettere la parola "fine". Sancire la differenza tra ciò che era stato e ciò che sarebbe potuto essere.
Se
in 103 - Storie afferma che "l'umanità nasce da una storia", facendo un excursus sul ruolo salvifico delle storie nel farci vivere infinite vite, è anche vero che l'idea del viaggio dell'eroe come pattern innato e universale degli esseri umani può trarre in inganno. Ne scrive in modo approfondito in Un viaggio inaspettato. Obiezioni al viaggio dell'Eroe, in cui cita il saggio "La via della narrazione" di Baricco, dove l’autore critica l'idea che il viaggio dell'eroe sia un linguaggio universale. Afferma che si tratta invece di: "un chiaro prodotto, storicamente determinabile e completamente artificiale, di un pensiero dominante [...] affacciatasi all'inizio del XIX secolo: il mito dell'eroe che cambia il mondo, l'ossessione per l'individualismo, il culto indiscusso del progresso, l'idea che a generarlo sia il superamento di una serie di prove, il bisogno strutturale di un nemico, la necessità dell'ottimismo e quindi del lieto fine, e perfino la convinzione che le cose accadano in forma lineare e secondo un'architettura ordinata e razionale".L'idea che la nostra vita equivalga alla storia della nostra vita ci trae in inganno.
Nel mio caso, l'idea che un lungo viaggio dovesse avere un gran finale.
Da un lato, la forza del mio ego nell'immaginarmi al centro di una storia da raccontare, dall'altro, una spinta verso una verità più semplice, fatta di ricordi sparsi e di emozioni eterogenee.
Mi sono sforzato di pensare ad altre storie che sfuggivano a questo pattern così pervasivo. Mi sono venuti in mente due film: Perfect Days e Boyhood. In entrambi i casi, il girato evade il racconto di una storia “classica”, e alla fine del film sembra di aver assistito a un pezzo della vita dei protagonisti che esisteva e continuerà ad esistere al di fuori della finestra temporale privilegiata da cui l'abbiamo osservata per un'ora e mezza.
Cercando di sfuggire al viaggio dell’eroe, scopro un valore più importante da dare ai miei ricordi ed è lì che avviene la svolta. Se in passato, al mattino, guardandomi allo specchio non mi riconoscevo, in quel momento, notando di essere esattamente dove dovevo essere, le storie che avevo vissuto raccontavano esattamente chi ero.
È forse, dunque, l'espressione di verità che si cela in certe storie a custodire un valore universale e non il modo in cui vengono raccontate.
Non potendo lanciare i titoli di coda, quindi, penso avvierò semplicemente una nuova fase. C'è stata una fase in cui ho viaggiato verso sud, senza lavorare e senza prendere aerei, e ci sarà una fase in cui mi fermerò. E poi chissà.
È così liberatorio emanciparsi dalla rappresentazione della nostra vita come una storia lineare, in modo da poter fare e disfare senza sentire la pressione di buchi narrativi.
È in questo modo che vorrei custodire questi ricordi, sfuggendo al ritmo della narrazione, aprendo finestre sparse nel tempo, senza la chiamata all'avventura, senza l'incontro con il mentore, senza il climax centrale e nessun finale.
Ed è così che vorrei raccontare il mio viaggio, sperando di riuscire a sfuggire alla tentazione di rappresentarlo come una grande storia e dando, magari, a coloro che fossero tentati, la leggerezza di fare il primo passo.
Se ti piace quello che scrivo, puoi aiutarmi lasciando un cuoricino ❤️ o un commento. Questo mi aiuterà a raggiungere altre persone e mi farà sentire di non scrivere sproloqui da solo nella mia cameretta. Fallo adesso, se ti va!
In Patagonia
chile · argentina
Ad aprile ho percorso 2.735 km attraversando la Patagonia da nord a sud. Partendo da El Bolsón, ho attraversato la frontiera verso Futaleufú in Cile e da lì ho percorso la famosa Carretera Austral in autostop fino a Chile Chico. Sono poi rientrato in Argentina dirigendomi verso la capitale del trekking, El Chaltén, dove si trovano alcuni dei sentieri più spettacolari al mondo, con panorami mozzafiato sul Cerro Torre e l'iconico Monte Fitz Roy. Ho fatto poi una sosta al Glaciar Perito Moreno, prima di raggiungere la mia meta finale, Ushuaia.
La Patagonia è stata diversa da tutto ciò che avevo visto finora, sia dal punto di vista geografico che culturale e architettonico. La cosa che più mi ha colpito sono stati gli spazi immensi: man mano che ci si spinge verso sud, le città si fanno sempre più lontane l'una dall'altra e nelle lunghissime strade a volte sembra incredibile scorgere le estancias, i grandi ranch tipici della zona, e viene da chiedersi come si possa vivere in luoghi così remoti. L'architettura è caratterizzata da costruzioni con tetti a punta, pareti esterne in lamiera ondulata e rifiniture in legno ben visibili con grandi finestre. All'interno, grosse stufe, spesso a legna, sono l'elemento più prezioso e a volte fungono anche da piano per i fornelli.
Man mano che scendevo verso sud, l'inverno è ufficialmente iniziato e il vento pungente è stato il mio compagno di viaggio perenne. In questa stagione, il sole sorge dopo le 8:45 e ammetto che non potrei mai abituarmi a questi ritmi. Capisco però perché i patagoni siano persone ruvide e arcigne: hanno imparato a sopravvivere in un ambiente estremo senza badare a troppi fronzoli, rendendoli generalmente pragmatici e concreti.
Il viaggio in Patagonia è un'esperienza a sé, che va fatta almeno una volta nella vita. Personalmente, sono certo che in futuro tornerò da queste parti, attraversando i parchi nazionali con un'attrezzatura più adatta e con un budget maggiore, magari affittando un'auto e una tenda.
Tra qualche giorno prenderò un aereo per Buenos Aires, da dove ricomincerò a organizzare la mia vita lavorativa. Questo significa che:
++ 📢 APERTURA AGENDA LAVORATIVA 📢 ++
Per chi non lo sapesse, oltre a viaggiare, sono un freelance product & UX/UI designer.
Se state cercando un consulente per migliorare l'esperienza utente dei vostri prodotti digitali o conoscete qualche azienda che possa essere interessata, sentiamoci.
Vi lascio il link al mio portfolio www.vincenzorizza.com e al mio profilo LinkedIn.
*si dice così, no?
Pollice in su
autostop · carretera austral
Percorrere in autostop la Patagonia era da sempre un'esperienza nella mia bucket list. Raggiungere i bordi delle città, scrivere un cartello con un pennarello e tentare la fortuna col pollice alzato è stata un'avventura emozionante che ricorderò per tutta la vita. Eppure, è ben diversa da come viene rappresentata nei film. La fatica, la noia, l'incertezza e il freddo non vengono raccontati abbastanza.
Ho percorso buona parte della Carretera Austral prendendo decine di passaggi per oltre mille chilometri e facendo numerose esperienze e incontri inaspettati. Ho conosciuto un signore che mi ha raccontato dei risultati scolastici di suo figlio e dei sacrifici per mandarlo a studiare. Ho incontrato una famiglia colpita dal più grande disastro naturale della regione. Ho canticchiato canzoni con un signore in pensione, sfoggiato le mie insospettabili conoscenze sul calcio e scoperto che parlare di geografia con dei bambini è esilarante. E poi ho incontrato Ilario, un personaggio tra il mitico e il reale, che viaggiava in Sud America senza telefono e aveva attraversato la Patagonia per la prima volta negli anni Settanta.
Approfondirò queste storie più avanti, ma nel frattempo ho scritto una guida pratica su come fare autostop, che trovate sul mio blog.
☞ Leggi la guida pratica per fare autostop
Un numero speciale
domande · curiosità
Negli ultimi mesi, tanti di voi mi hanno seguito attraverso questa newsletter o su Instagram, ponendomi domande sui più svariati aspetti: dalla logistica alla pianificazione, dallo stile di vita ai costi, dalle avventure alle difficoltà incontrate. Per celebrare la fine di questa straordinaria avventura, sto preparando un numero speciale della newsletter interamente dedicato a rispondere alle vostre curiosità sul viaggio.
Avete dubbi sul mio percorso? Volete conoscere i dettagli della mia preparazione? O semplicemente volete sapere come ho affrontato certe situazioni? Questa è la vostra occasione!
Ho creato un modulo dove potete inviare delle domande anonime. In alternativa, potete rispondere a questa email, scrivermi in privato o scrivere nella sezione commenti qui sotto.
Contabilità
finanza • trasparenza
Questo mese è stato più costoso del mio viaggio, eccetto il primissimo in cui ero volato da Madrid a Medellín. La spesa totale per il mese di aprile è stata di €1358,09.
Tra le principali ragioni di una spesa più alta della media:
La Patagonia è in generale la regione più costosa di tutto il mio viaggio in Sud America. Ciò si riflette soprattutto sul costo totale degli alloggi (€345,78) e della spesa al supermercato (€186,29), circa il 30% in più rispetto alle medie precedenti di queste categorie.
La voce più alta del previsto è stata quella dei trasporti, sia per le distanze considerevoli percorse, sia per il costo elevato di alcune tratte. Nonostante abbia fatto oltre mille chilometri in autostop, ho comunque speso più di 200€, a cui vanno aggiunti 70€ per un volo Ushuaia-Buenos Aires che prenderò a Maggio. Da notare che molti viaggiatori optano per brevi voli interni più economici per attraversare la Patagonia, ma il mio viaggio escludeva questa possibilità.
In questo mese ho pagato la rata trimestrale del mio commercialista (€202,58) che figura sotto la voce "Tasse".
Da notare che, se da un lato ho dovuto rinunciare a molte escursioni, ingressi ai parchi nazionali, esperienze guidate ed escursioni di più giorni in montagna, dall'altro ho comunque viaggiato per un mese in Patagonia con un budget settimanale inferiore alle 250€, togliendo le spese del commercialista e dei miei servizi digitali. Non male per una regione considerata "cara"!
Approfondisco sul blog il costo medio degli ostelli, l'ingresso ai parchi e alle attrazioni turistiche, e il costo dei bus e delle compagnie di trasporto nella regione.
☞ Leggi il report di Aprile
Inoltre
🎧 Chi sono i gauchos e chi era il famoso Perito Moreno in cui in Argentina sono dedicate piazze, monumenti e persino un glaciale? Qual è il ruolo delle radio nella storia della Patagonia?
☞ Ascolta “Storie della Patagonia” del documentarista Giacomo Agnetti
🎬 Quella che sembra una spedizione amministrativa nella Tierra del Fuego, si rivela in realtà una caccia ai nativi patagoni di cui il Segundo, un mestizo cileno, diviene suo malgrado complice.
☞ Guarda ”Los Colonos” nelle tue piattaforme preferite
📸 L’architettura delle case, in sintonia con la natura, come elemento di incoraggiamento verso le forze imbattibili della natura che dobbiamo ancora domare.
☞ Sfoglia il reportage "Le case della Patagonia" di Thibaud Poirier
E ora sta a te!
Ho impiegato circa 23 ore per scrivere questo numero, tra ostelli rumorosi, appunti presi col cellulare durante le escursioni, dubbi e revisioni. È un'attività che mi da molte soddisfazioni e stimoli, permettendomi di condividere i miei pensieri e le mie esperienze. Rimarrà sempre totalmente gratuita.
Se vuoi, puoi aiutarmi enormemente spendendo pochi secondi: un semplice cuore ❤️ contribuisce a far crescere la newsletter, oppure puoi consigliarla nel tuo blog, nei tuoi social, ai tuoi amici. Ancora meglio: rispondere a questa email, andare oltre i freddi numeri delle statistiche e avere interazioni reali. Se è il primo numero che leggi, presentiamoci qui sotto. Sarebbe bellissimo.
Grazie mille e al prossimo mese!
Che meraviglia, ti ammiro tantissimo!! 😍😍😍
Ciao Vince, lavoro con WeRoad e pur avendo tante opportunità di viaggiare e scoprire il mondo, rimango affascinato del tuo modo di descriverlo e della voglia di condividere la tua vita. Tanta roba. Grazie 🙃